Quando danza vuol dire inclusione diventa "danceability"

Caterina

06 maggio 2021 by Caterina

Il Linguaggio del Corpo accessibile a tutti, senza preclusioni

Improvvisazione, relazione, contatto, coreografie e musica per un’arte adatta a tutti. Perché si può ballare e saltare anche solo con un dito. Da Nord a Sud, ecco le principali esperienze italiane di un metodo che viene da lontano. Non si tratta di curare né di voler mettere a confronto l’uno con l’altro, ma di accettare ognuno così com'è. Sta qui la radice di un’idea che, grazie a tanta determinazione e a una rete continuamente in espansione, ha portato la danceability in tutto il mondo

La Danceability è una tecnica di danza che rende accessibile il linguaggio del corpo a tutti, senza preclusione di età, esperienza o condizione psicofisica. Questa disciplina si basa sulla fiducia reciproca dei danzatori, sull’improvvisazione e sulla consapevolezza di sé in relazione agli altri e al proprio corpo nello spazio. In questo modo dà opportunità di espressione artistica a tutti sradicando i pregiudizi e integrando le persone con disabilità nella vita culturale della società.

Permettere a tutti di danzare.
Portare a danzare tutti, far sperimentare a tutti, nessuno escluso, la bellezza dell’arte coreutica, per troppo tempo chiusa nello scrigno di una magia avverabile per pochi eletti, dai corpi perfetti e dalle movenze già scritte. Tutta l’umanità, anche quella che non risponde ai canoni precostituiti della perfezione fisica o mentale, sa danzare, sa instaurare una relazione con altri corpi, sa respirare, variare lentezza e velocità, sperimentare anche con una sola parte del corpo ogni emozione possibile. Per esempio, chi l’ha detto che non si può saltare con un dito, cogliendo e sentendo tutto il significato del “saltare”? Fondamentale è partire dalla persona, da come essa è dipende la danza che ne scaturirà. Il metodo cambia a seconda di chi si incontra.

La Danceability è un metodo potenzia lo sviluppo delle proprie possibilità espressive e creative senza mai isolare nessuno. Possono partecipare persone cieche, sorde, sulle sedie a ruote, con problemi cardiaci o motori, persone che apparentemente non rispondono al mondo esterno, amanti del mondo dello spettacolo o danzatori professionisti. Ognuno può lavorare in modo collaborativo e si può esprimere con quello che trae e che apporta al gruppo. La danceability, che lo stesso suo fondatore definisce "studio dell’improvvisazione del movimento", anche in Italia conta insegnanti certificati e viene praticata in diverse città e contesti, messa in pratica da singoli docenti o team, associazioni, compagnie.

La forza sta nell'inclusione.
Eleni Tsili è danzatrice, educatrice di movimento artistico e insegnante certificata di danceability, lavora tra Roma, Grecia e Germania: "La forza di questo lavoro sta nell’inclusione. La cosa più importante è trovare modi di comunicazione, capire che le cose invisibili che ci limitano sono molte di più delle disabilità evidenti". E non ci sono differenze, quando si tratta di superare i propri limiti, tra persone disabili e non: "Ci mettono in difficoltà i nostri limiti personali, che scopriamo e non sapevamo di avere". Danzando, il movimento fa aprire verso gli altri e quello che si sperimenta, in sostanza, è la gioia: "Avere uno spazio in cui relazionarsi con gli altri attraverso il movimento è gioia enorme".

Non ci sono limiti per esprimersi danzando. Anche un portatore di handicap può danzare, fare arte ed emozionare, al pari di tutti gli altri danzatori.


 

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