Uno straordinario giardino d’autore in Val d'Orcia
Oggi il giardino della Foce è considerato a livello internazionale uno dei più straordinari giardini storici in Italia, un mirabile esempio di giardino d’autore del Novecento, realizzato dall’architetto inglese Cecil Pinsent negli anni Venti-Trenta, ispirandosi all’ideale umanistico dei giardini rinascimentali, tra cui il giardino di Palazzi Piccolomini a Pienza. Il giardino oggi ci racconta la storia di un’epoca ma soprattutto ci narra la storia complessa e soave allo stesso tempo di una grande donna e scrittrice, Iris Cutting, dei suoi ideali e delle straordinarie “visioni”. Cresciuta in un mondo colto e cosmopolita, Iris infatti era di madre irlandese e padre americano e ha vissuto a contatto con i maggiori intellettuali che hanno animato il panorama culturale internazionale tra gli anni Venti e gli anni Cinquanta del ‘900.
La Val d’Orcia era selvaggia e inospitale quando, negli anni Venti del secolo scorso, vi si trasferì il marchese Antonio Origo con la moglie anglo-americana Iris Cutting, che aveva già vissuto in Italia con la madre Sybil nella Villa Medici di Fiesole. In breve un’enorme tenuta costituita da decine di poderi ma sostanzialmente in abbandono, tra cui un edificio da tempo non più manutenuto, vennero trasformati dalla giovane coppia in un luogo d’incanto. Antonio si dedicò alla gestione e riqualificazione della tenuta, ripopolandola e rendendola di nuovo produttiva. Iris invece progettò, insieme a Cecil Pinsent, sensibile e colto architetto paesaggista inglese, un giardino ispirato alla tradizione rinascimentale toscana intorno alla villa ampliata e restaurata. Il giardino venne realizzato in più fasi fino al suo completamento nel 1939. Infatti, un primo giardino formale posto davanti all’abitazione, con una fontana e grotta verde nascosta da una cupola di alloro, era già presente nel 1927. Ad esso si aggiunse il “giardino dei limoni”, con un impianto geometrico nel quale prevalgono le sfere di bosso.
La villa fu acquistata dalla famiglia Origo nel 1927. Dopo il loro matrimonio la marchesa Iris Cutting e il marchese Antonio Origo commissionarono il giardino al noto paesaggista con l’intento di conferire alla dimora un ruolo di abitazione raffinata.
Il giardino, visitabile su prenotazione, si compone di tre settori distinti posti a diversi livelli. Nonostante le fasi di realizzazione furono numerose e distinte, non si perse mai l’unitarietà compositiva. La parte adiacente alla villa è strutturata su due livelli: quello inferiore è racchiuso tra alte siepi di alloro e arricchito dalla presenza di grandi piante di limoni; quello superiore è caratterizzato da doppie aiuole di bosso che si compongono in un ottagono al cui centro è ubicata una fontana in travertino.
Sui due lati, che coincidono con l’edificio, è posto un pergolato di glicine sorretto da colonne in pietra, mentre in posizione diametralmente opposta è collocata una grotta vegetale con essenze miste d’alloro e leccio. Da questo primo settore si accede al vero e proprio giardino dei limoni. Questa parte sfrutta la morfologia del terreno e si sviluppa in terrazzamenti trasversali verso la collina ribaltando il classico schema dei terrazzamenti digradanti lungo un asse di simmetria. Aiuole bordate da siepi di bosso modellato con semisfere negli angoli e ornate da vasi di limoni seguono l’andamento del terreno. Un elemento architettonico è la scala che conduce al vialetto di glicine e prosegue fino ad un viale di cipressi che termina nel bosco. Nel 1938 venne realizzata l’ultima parte del giardino collegata al giardino dei limoni tramite uno scenografico scalone in travertino. Sotto lo scalone, ornato da vasi, obelischi e da una balaustra, si apre al centro una grotta all’interno della quale si trovano sette nicchie. Questo giardino formale, racchiuso da una quinta di cipressi, è composto da aiuole bordate da siepi di bosso. Le aiuole convergono verso una vasca alle cui spalle è collocata una panchina, in travertino di Rapolano, ornata da una statua che rappresenta la Natura che porta sulle spalle i doni della terra. Al margine del bosco è situato un piccolo cimitero, all’interno del quale è posta una piccola cappella in travertino.