Percorrere la via Francigena

Nicoletta

05 maggio 2021 by Nicoletta

Un sentiero per l’anima tra storia, natura e incontri appassionanti

Tra la fine del primo millennio e l’inizio del secondo, la pratica del pellegrinaggio assunse grande importanza. Infatti, nel 1300 papa Bonifacio VIII istituì il primo Giubileo, offrendo l’indulgenza plenaria, ovvero l’assoluzione da tutti i peccati, a chi avesse raggiunto la Basilica di San Pietro. Le scadenze per la celebrazione del Giubileo furono fissate dal Papa ogni 100 anni, ma il periodo intergiubilare fu ridotto quasi subito a 50 anni fino ad essere portato a 25 anni, nel Quindicesimo secolo, da Paolo II.
Naturalmente il Giubileo costituì un importante momento di preghiera e raccoglimento, ma fu anche un’occasione di incontro e scambio culturale, nonché una fortuna per gli affari dei borghi situati sui sentieri della via Francigena.

Dalla Francia, dall’Inghilterra e, in generale, dall’Europa settentrionale, i pellegrini si mettevano in cammino e affrontavano un viaggio lungo e faticoso, percorrendo la via Francigena fino ad arrivare a Roma o, in alcuni casi, superandola e dirigendosi verso sud (in particolare a Brindisi) dove era possibile imbarcarsi per Gerusalemme.

Muniti di bisaccia e bastone per agevolarsi nel cammino e allontanare eventuali rovi e serpi, i pellegrini percorrevano in media circa 20 chilometri al giorno, dopo i quali facevano tappa (nel Medioevo definita "mansio") in una locanda, un’osteria o uno spedale. La "statio" era più organizzata, attrezzata anche per approvvigionamento e cambio cavalli.
Anche per chi possedeva una carrozza, il viaggio era comunque rischioso e pieno di insidie. Non solo le bestie selvatiche e le intemperie minacciavano l’incolumità del pellegrino, ma spesso il viaggiatore doveva fare i conti con malattie e con l’assalto dei briganti. Alcuni tratti, poi, erano notoriamente più pericolosi di altri. Nella zona del sud del senese, ad esempio, la zona della val di Paglia era particolarmente temibile.
I rischi del viaggio erano tali da indurre spesso il pellegrino, soprattutto se di alto rango, a fare testamento prima di partire.
Ma era proprio questa, in fondo, l’essenza del viaggio: espiare i propri peccati, fare penitenza, vivere di sacrifici.

San Quirico d’Orcia, situato nel cuore della val d’Orcia, è fortemente legato alla via Francigena. Infatti, compare per la prima volta in un documento scritto nel 990, citato come “Sce Quiric” nell’Itinerario di Sigerico, arcivescovo di Canterbury. Sigerico lo menziona come dodicesima tappa del suo viaggio di ritorno da Roma.
Inoltre, proprio a San Quirico d’Orcia si trova la tomba del Conte Enrico di Nassau. Egli intraprese il suo pellegrinaggio verso Roma in occasione del Giubileo del 1450 ma, sulla strada del ritorno, le sue condizioni di salute subirono un forte peggioramento. Per questo motivo, il Conte fu ricoverato nel lazzeretto dell’Ospedale della Scala di San Quirico e, nel 1451, morì. All’interno della chiesa Collegiata si trova ancora oggi, perfettamente conservata, la pietra tombale.

Il pellegrinaggio lungo la via Francigena ha costituito per secoli una straordinaria occasione di incontro di popoli e culture, e i borghi situati lungo questo antichissimo percorso ne danno dimostrazione grazie alle numerose testimonianze artistiche che ancora oggi è possibile visitare e ammirare.
Il cammino della via Francigena è tutt’ora frequentato da numerosi pellegrini, provenienti da ogni parte del mondo. Che lo si scelga come percorso religioso e di fede o come momento di introspezione a stretto contatto con la natura, il pellegrinaggio sulla via Francigena offre indescrivibili emozioni e paesaggi mozzafiato. Una vera e propria immersione nella natura e nella storia che renderà il vostro viaggio indimenticabile.
 

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